Emòr
9 maggio 2015 – 20 Iyàr 5775
Devar Torà
“Avrete un unica legge (mishpàt) per stranieri e cittadini”: così la fine della parashà di Emòr (Lev. 24:22), con una frase che anticipa “la legge è uguale per tutti”. Eppure proprio all’inizio della stessa parashà compare una serie di regole speciali per i sacerdoti e solo per loro. Quindi sembrerebbe che la legge non è uguale per tutti. Una spiegazione di questa apparente contraddizione è che non bisogna confondere l’esercizio della giustizia, davanti alla quale siamo tutti uguali, con le regole, in realtà i divieti, che riguardano solo alcuni gruppi. L’uguaglianza non esclude la possibilità che qualcuno abbia una disciplina speciale da osservare, ben diversa dal privilegio. È una delle grandi rappresentazioni della condizione ebraica. (Rav R. Di Segni)
Halakhà:
Il primo boccone di pane che si addenta dopo aver recitato la Berakhà Hamotzì dovrebbe essere preso dalla parte più cotta. La cottura, infatti, ha funzione espiatoria rispetto alla trasgressione del primo uomo alla quale aveva collaborato la terra fornendo il suo prodotto. Più il grano viene cotto, meglio è. Questo ci ricorda che l’assunzione del cibo non è puramente finalizzata al godimento del medesimo, ma ha una funzione di kedushà e di purificazione che ha impatto sulla nostra anima. (Rav A. Somekh)