di Ufficio Rabbinico di Milano
7 Luglio 2012 – 17 Tammùz 5772
Devar Torà
La parashà di questa settimana, Balàk, racconta di Bil’am, un profeta non ebreo con un potente potere che, per due volte, cerca di maledire il popolo di Israele ma per due volte D-o mette nella sua bocca parole di benedizione. Anche un terzo tentativo si conclude però con un repentino cambio di atteggiamento da parte sua: egli sta in cima alla collina e, ammirando l’accampamento dei figli di Israele, pronuncia una famosa benedizione: “Come sono belle le tende di Giacobbe… sono come dei giardini sulle rive di un fiume, come erba fragrante piantata da D-o”.
Rashì spiega che Bil’am fu colpito dal vedere come erano disposte le tende all’interno del campo, poiché da ciò si percepiva un’atmosfera di modestia e rara privacy. Gli ingressi delle tende erano disposti in modo che nessuno potesse vedere nella tenda del vicino. Le parole di Bil’am da secoli fanno parte della liturgia quotidiana e rappresentano una delle basi dell’ebraismo: la modestia. La modestia coinvolge uomini e donne, cose e vestiti e perfino i comportamenti e il modo di parlare. Oggi viviamo nell’era della comunicazione, che di per sé è una cosa positiva: ma dobbiamo porci dei limiti. Dobbiamo ricordarci di applicare delle regole, tenendo conto che ciò che noi diciamo può arrivare molto lontano. Le tende rappresentano la precarietà ed è ciò che colpì Bil’am, ossia il fatto che pure in quelle condizioni di scarsa stabilità, la modestia aveva assunto un ruolo fondamentale.
Halakhà
È permesso di Shabbat camminare sulla sabbia anche se inevitabilmente si lasceranno delle orme e non si sospetta di trasgredire il divieto di arare il terreno; ciò principalmente è dovuto al fatto che spiagge o giardini pubblici non sono luoghi comunemente destinati alla semina. È invece vietato trascinare sedie, sdraio, tavoli o altro in giardino poiché in questo caso si rischia di fare dei solchi e trasgredire il divieto di arare. Allo stesso modo non è permesso salire su una sedia o su una scala che poggiano sul terreno poiché anche se non si spostano, le gambe sprofondano nel terreno e si corre il rischio di cui sopra. (Sefer Shabbat Betifartà)