di Ufficio Rabbinico di Milano
3 Settembre 2011 – 4 Elùl 5771
Devar Torà
“… Poiché il dono di corruzione rende ciechi gli occhi dei saggi e fuorvia le parole dei giusti…” (Devarim 16, 19). Ci fa notare il Gaon, Rabbì Eliahu di Vilna, che nella Parashà di Mishpatim viene menzionato il divieto di prendere doni di corruzione in modo leggermente differente da come viene menzionato in questa parashà. È scritto (Shemòt 23, 8): “Non accetterai un dono di corruzione perché il dono di corruzione rende ciechi gli occhi degli assennati e corrompe le parole che sono giuste…” . Questo per insegnare due buone qualità che debbono avere i giudici. La prima che siano saggi, e cioè che abbiano conoscenza delle leggi della Torà e la seconda che siano Intelligenti, e cioè che s’intendano di come gli uomini usano comportarsi, anche per ciò che riguarda il commercio. Ed è per questo che la Torà sottolinea, che la corruzione rende ciechi “ gli occhi dei saggi” e “occhi degli assennati”.
Halakhà
Si ha l’obbligo di onorare e temere il proprio Maestro ancor più del proprio genitore, poiché il padre dona la vita al figlio in questo mondo, mentre il Maestro lo indirizza sulla via che conduce alla vita nel Mondo Futuro
(Kit. Sh.Ar. cap. 144, 1).