Devar Torà / La Shekhinà in mezzo al popolo d’Israele

Parole di Torah

di Ufficio Rabbinico di Milano

25 Febbraio 2012 – 2 Adàr 5772

Devar Torà
“Mi faranno un Santuario e risiederò in mezzo a loro … ” (Shemòt 25, 8). Guardando questo verso si nota subito che la Torà avrebbe dovuto dire: “Mi faranno un Santuario e risiederò in Esso, nel Santuario” e non “… risiederò in mezzo a loro, nei figli d’Israele”. Da ciò ci insegnano i Maestri che ogni ebreo ha la possibilità di far scendere Dio in mezzo agli uomini, e far sì che la Shekhinà risieda in mezzo al popolo d’Israele. E ciò in che modo? Divenendo egli stesso un Santuario.

Guardando ancora questo verso, e in particolare i Sofè tevòt – le ultime lettere di ogni parola del verso, si può notare che queste formano due parole “Yudvav e Shmi”. I Maestri ci insegnano che Yudvav come Yudhey è uno dei nomi di Dio e che la parola Shmi vuole dire “il Mio nome”. Collegando questo a quanto detto sopra, si può quindi dire che nel momento in cui i figli d’Israele fanno spazio dentro loro a Dio, prendendo coscienza del Suo Santo nome, allora Egli discenderà e risiederà in mezzo a loro.

Halakhà
È doveroso essere attenti al precetto di far beneficenza più che a ogni altro precetto positivo. Mai un individuo diviene povero perché fa beneficenza, perché è detto: “L’azione di beneficenza sarà fonte di pace” (Isaia 32, 17). Chi ha misericordia per i poveri ottiene misericordia dal Cielo. Chi dà beneficenza a un povero, ma se ne dispiace, perderà tutto il suo merito anche se gli ha dato mille monete d’oro; perché si deve dare con animo gioioso, e se non si ha niente da dare, gli si dicano almeno delle frasi consolatorie. Chi induce altri a dare beneficenza, ottiene più ricompensa di chi la dà (Tratto dal Meqor Chajim, cap.128, 1 pag. 373).

Orari Tempio Centrale

Venerdì – Minchà – ’Arvìt 17.35
Shabbàt – Shachrìt 9.00; Kiddùsh 12.00; Shiur Rav Arbib 12.15;
Minchà – Seudà Shelishìt 17.05; ’Arvìt 18.25