di Ufficio Rabbinico di Milano
17 Settembre 2011 – 18 Elùl 5771
Shabbat Ki Tavò
Devar Torà
“Se però non darai ascolto alle voce dell’Eterno, tuo Signore…” (Devarìm 28,15). L’Admor Rabbì Itzhak Meìr di Gur, conosciuto per il suo commento come Baàl Chidushè Harim, diceva: “I figli d’Israele usano recitare nei 7 giorni successivi al matrimonio, per due volte al giorno (alla fine dei 2 pasti quotidiani dopo la Birkàt hamazòn) le 7 benedizioni dinnanzi allo sposo e alla sposa. Facendo un conto semplice 7 benedizioni per 2 volte al giorno per 7 giorni si arriva a un totale complessivo di 48 benedizioni. Queste 48 benedizioni che noi ascoltiamo ogni qualvolta si forma una nuova famiglia nel popolo d’Israele sono messe in contrapposizione alle 48 maledizioni menzionate in questa Parashà. E questo perché con la forza di queste benedizioni che escono dalle bocche dei figli d’Israele, è possibile annullare interamente l’influenza delle maledizioni”.
Halakhà
Chi recita le Selichòt – le suppliche da solo non deve leggere i 13 attributi di Dio usando la stessa melodia che si utilizza nelle preghiere e suppliche [in pubblico], ma con quella della lettura della Torà, seguendo i teamìm. Analogamente, occorre omettere anche le frasi dove sono menzionati i 13 attributi di Dio, come nel brano uzkhòr lànu bèrit Shelosh esrè – ricordati oggi, a nostro favore, del patto dei 13 attributi o altri simili. Anche le suppliche in lingua aramaica vanno recitate solo quando sono presenti almeno 10 persone. (Ktz Sh. Ar. Cap.128, 9)