di Ufficio Rabbinico di Milano
Devar Torà
“Perdona, Ti prego, la mancanza di questo popolo, conformemente alla grandezza della Tua misericordia ….” (Bemidbàr 14, 19). La sera di Rosh Hashanà del 5664- 1904, tre settimane prima della sua dipartita, lo Tzaddìk Rabbì David Moshè di Tzorkòw aprì la sua derashà – discorso – dicendo: Padrone del mondo! Nonostante noi siamo pieni di peccati, Tu sei pieno di misericordia. E nonostante grandi e molteplici sono i nostri peccati, sono essi minuscoli e insignificanti a confronto della Tua grande misericordia, come una goccia d’acqua nel mare. La Tua pietà e la Tua misericordia non hanno fine, pertanto perdona e cancella i nostri peccati in questo giorno “conformemente alla grandezza della Tua misericordia”.
Halakhà
È un peccato molto grave disprezzare oppure odiare persone che siano esperte nello studio della Torà. Gerusalemme è stata distrutta soltanto perché i suoi saggi erano stati scherniti, come è detto: “… Però prendevano in giro i messaggeri di Dio, disprezzavano le Sue parole e denigravano i Suoi profeti …” (2 Cronache 36, 16), ciò significa che umiliavano coloro che insegnavano le Sue parole. Ugualmente, quando la Torà dice: “Se disprezzate i miei statuti …” (Levitico 26, 15) va inteso nel senso “Se disprezzate coloro che insegnano i miei statuti …”. Chiunque manchi di rispetto nei confronti dei saggi non avrà parte nel Mondo Futuro ed è a lui che si applica il versetto: “… Perché ha deriso la parola del Signore …” (Numeri 15, 31). È proibito utilizzare come domestico qualcuno che insegna la halachà (Kt.Sh.Ar. 144, 4).