Hanukkà e le donne

Parole di Torah

di Daniele Cohenca
Le fonti discutono il ruolo delle donne durante il periodo dei Maccabei, in particolare in relazione alla festa di Hanukkà. I Talmudisti obbligavano le donne a partecipare attivamente alla festa di Hanukkà perché anche loro avevano beneficiato della miracolosa liberazione operata dagli Asmonei. Secondo altri, invece, il ruolo delle donne fu molto più che passivo e marginale, come leggeremo in seguito.

Alcuni storici, (troviamo a questo proposito anche un commento di Rashì) basandosi su un hanno ipotizzato che le donne ebbero a subire indegne sopraffazioni per parte dei nemici e che “per opera di una donna fu fatto un miracolo”.

Altri studiosi hanno tentato di collegare la partecipazione delle donne a Hanukkà alle persecuzioni subite durante il periodo romano, in particolare durante il regno di Traiano e Adriano. Ad esempio, si cita l’episodio del generale romano Turbone e la sua crudeltà verso le donne ebree.

Tuttavia, le fonti evidenziano che le violenze contro le donne sembrano essere state più frequenti durante il periodo degli Asmonei che durante quello romano. Un Midràsh racconta di un episodio in cui il generale romano disse alle donne: “ubbidite alle mie legioni, altrimenti io vi faccio quello che ho fatto agli uomini”. Le donne risposero: “Fa ai più deboli ciò che hai fatto ai più forti”, e per questo furono massacrate.

Anche se alcuni passi talmudici e midrashici parlano di violazioni di donne durante l’epoca romana, non ci sono prove di una partecipazione femminile attiva durante il periodo dei Maccabei. Si nota che l’espressione talmudica che obbliga le donne alla celebrazione di Hanukkà è identica a quella che impone loro di festeggiare il Purim. Nel caso del Purim, l’eroina della festa è una donna, Esthèr, senza la quale la liberazione d’Israele non sarebbe avvenuta.

Similmente, nel caso di Hanukkà, le vittorie dei Maccabei portarono la salvezza sia degli uomini che delle donne.
Vengono raccontati due episodi significativi:

Una donna fu impiccata col marito perché avevano fatto circoncidere il proprio bambino.

Un’altra donna, dopo la morte del marito, circoncise il proprio bambino a otto giorni e, salendo sulle mura di Gerusalemme con il neonato, disse “né noi né i nostri figli intendiamo venir meno alle tradizioni dei nostri padri: sabato, capo di mese, circoncisione non saranno dimenticati dai figli dei nostri figli”. Poi si gettò dalle mura con il bambino, morendo entrambi.

Nelle vicende che vengono ricordate a Hanukkà, sono protagonisti in particolare cinque fratelli, appartenenti alla famiglia degli Asmonei, Sacerdoti dell’epoca, che con grande fede ed abnegazione si opposero fermamente all’oscurantismo imposto dall’imperante ellenizzazione imposta dal Governatore della Giudea Antioco IV.: Yehudà, Shimòn, Yochannàn, Yonathàn ed Elazàr.
Eppure… dietro ogni grande uomo c’è una grande donna. Nel caso di questi cinque uomini, fu la loro sorella Channà che, di fronte alla certezza di dover subire gravi offese e violenze personali, decise di passare all’azione, esortando e incoraggiando i suoi fratelli a proteggere il suo onore e l’onore di tutte le donne ebree.
La legge dell’epoca richiedeva che ogni donna, incluse quelle ebree, trascorresse la prima notte da sposata con il governatore greco (Ius primae noctis). Questo decreto rimase in vigore per diverso tempo e portò molte donne a restare nubili, piuttosto che subire questa grave violazione ed umiliazione.
Channà invece decise comunque di sposarsi e alla sua prima notte di nozze persuase vivacemente i suoi fratelli a difendere il suo onore e quello di tutte le altre donne del paese, esortandoli a liberarsi del depravato governatore. I Maccabei risposero senza indugio all’appello della sorella e decisero di affrontare i Greci; presero d’assalto il palazzo del governatore, lo uccisero e devastarono il suo accampamento. Questo “incidente” fu una scintilla esplosiva che catapultò la già instabile situazione militare in una guerra totale.
Alcune fonti rabbiniche attribuiscono a Channà l’intero miracolo di Hanukkà; fu grazie alla sua abnegazione che l’onore di molte donne rimase inviolato e che i Maccabei trovarono il coraggio di Affrontare il nemico.

 

(Antonio Ciseri, Il martirio dei 7 Maccabei, 1897)