Primo Tempio di Gerusalemme incisione

Il 10 di Tevet – Breve excursus storico

Parole di Torah

a cura di Daniele Cohenca

Dopo la morte di Re Salomone, quello che fu il florido regno di Israele iniziò un lento ma inesorabile declino che lo porterà poi alla distruzione totale; il primo grave episodio fu la divisione di Israele in “regno del nord” e “regno del sud – la Giudea” – che mantenne Gerusalemme come capitale, provocando la definitiva di dispersione di 10 delle 12 Tribù d’Israele: è un momento di particolare  gravità per la storia del nostro Popolo.
Circa nel 722 A.e.v., gli Assiri conquistano il regno del nord, esiliandone gli abitanti; si salva parzialmente il regno del sud ed in particolare, grazie al Re Hizkiyahu, la città di Gerusalemme.
Un secolo dopo circa (siamo nel 612 A.e.v) i Babilonesi conquistano tutto quello che era rimasto del Regno d’Israele, causando ulteriore indebolimento della popolazione e provocando una crescente assimilazione fra gli ebrei.

Per decenni i Profeti provarono a redarguire gli ebrei, cercando di convincerli a redimersi, prima che potesse accadere l’irrimediabile. Furono quasi sempre inascoltati, venivano spesso derisi ed uno di essi venne persino assassinato.
Il 10 di Tevet del 588 A.e.v. nell’anno ebraico 3178, Nabuccodonosor (II per alcuni storici), mette sotto assedio la città di Gerusalemme; la fine era vicina e le profezie evocate per lungo tempo si stavano avverando. 30 mesi dopo (Dio decise di lasciare ancora qualche possibilità di redenzione), il 17 di Tammuz viene aperta una breccia delle mura e 3 settimane dopo, il 9 di Av, il Tempio viene definitivamente distrutto e gli ebrei deportati in Babilonia.

L’inizio dell’assedio del 10 Tevet è visto come il primo anello della catena di accadimenti che portarono alla distruzione del Tempio ed al conseguente esilio, ma anche come un avvenimento dal quale il Popolo ebraico non si riprenderà mai più; il secondo Tempio infatti, ricostruito circa un secolo dopo, non conoscerà né la Santità né la Gloria del primo.

Il 10 Tevet è quindi considerato un giorno particolarmente nefasto, al punto tale che – come quest’anno – se dovesse cadere di Venerdì, si termina il digiuno con l’uscita delle stelle, anche se ciò va ad influire sulla gioia dello Shabbàt (quando fu fissato il calendario, in vigore tutt’oggi, i Maestri fecero in modo che il 10 Tevet non potesse mai capitare di Sabato; se fosse stato così, avremmo comunque digiunato, a differenza degli altri digiuni da loro fissati, che vengono procrastinati).

Il 10 Tevet è ricordato anche per altri due cupi eventi della nostra storia.

Circa nel 246 A.e.v., nel tentativo di tradurre la Torà in Greco, furono “convocati” 72 Saggi, che a loro volta vennero rinchiusi in 72 differenti stanze, e venne loro ordinato di produrre la traduzione in greco del Pentateuco. L’8 di Tevet, questi Saggi – in modo miracoloso – produssero 72 traduzioni identiche fra loro, includendo 13 circostanze in cui la traduzione vene volutamente discostata dal testo originale (la traduzione è anche nota col suo nome latino septuaginta – dei settanta).
Nonostante la positiva conclusione della vicenda e data la vicinanza temporale al 10 di Tevet, i Maestri hanno ritenuto che questo fosse un evento tutt’altro che lieto e che ciò abbia contribuito al processo di ellenizzazione già in atto in seno al Popolo ebraico.

Il 9 Tevet dell’anno 313 A.e.v. , nell’anno ebraico 3448, morì il Profeta Ezrà…esattamente 1000 anni dopo la promulgazione della Torà sul Monte Sinai.
Ezrà fu il leader di coloro che rientrarono a Gerusalemme dopo l’esilio in Babilonia, supervisionò la costruzione del secondo Tempio e fu colui che stabilì il canone della Bibbia, il Tanàkh, dei 24 Libri.

In epoca più recente, il Rabbinato centrale d’Israele ha stabilito questa data come giorno del Kaddìsh Klalì, in cui viene appunto detto il Kaddìsh per tutti coloro di cui non si è più saputo nulla a seguito della Shoà.