di Daniele Cohenca dell’Ufficio Rabbinico
Da un recente sondaggio effettuato nel mondo ebraico, sembra che oltre il 95% degli ebrei celebrino il Sèder di Pesach. Non staremo in questa sede ad indagare né sulla veridicità di questo risultato, né sull’analisi dello stesso; il dato ci è però utile per rilevare un forte attaccamento delle famiglie ebraiche nel mondo a questa celebrazione. Quindi la domanda: che cosa è il Sèder?
Prima di tutto chiariamo una questione: non esiste nessuna Mizwà chiamata “Sèder di Pesach”! Ma allora che cosa hanno fatto le famiglie ebraiche per migliaia di anni?
Possiamo brevemente spiegare che il Sèder è il cerimoniale attraverso il quale vengono sì compiute le Mizwòt di questa sera (due sere, fuori da Israele): bere 4 bicchieri di vino, raccontare l’uscita dall’Egitto, consumare la Mazà ed il Maròr. A livello pratico, tre di questi precetti richiedono misure precise: 88 cc per ogni bicchiere di vino, 28 gr (secondo la maggior parte delle opinioni) come minimo di Mazà, 28 grammi di Maròr (erba amara). Il racconto dell’uscita dall’Egitto non ha invece alcun limite, anzi – come si recita nella Haggadà – chiunque si dilunghi sarà degno di lode.
Sorge spontanea la domanda: allora, che cosa è la “haggadà di Pesach”?
Cerchiamo di fare chiarezza.
La Torà ha ordinato alle generazioni successive di celebrare l’ultima sera degli Ebrei in Egitto e la guadagnata libertà, prima di lasciare il paese, per poi dirigersi verso il Sinài, attraverso il compimento di una serie di precetti positivi – di cui sopra – e di uno negativo che consiste nel divieto di consumare/possedere/trarre beneficio per il Chamèz.
Mentre non sembra eccessivamente problematico il consumo di quanto prescritto nelle misure sopra elencate, con il passare del tempo diventava sempre più difficile per gli ebrei avere dimestichezza con la Torà e quindi con il racconto fedele dell’uscita dall’Egitto, nonché con le modalità con cui consumare detti alimenti; pertanto ai tempi della Mishnà prima, e del Talmud dopo, i nostri Saggi compilarono negli anni (nei secoli, dovremmo dire) quella che è giunta a noi come “Haggadà di Pesach” (codificata ad esempio da Maimonide) che è diventato lo “strumento” attraverso il quale tutte le famiglie ebraiche del mondo possono condurre il particolare cerimoniale della sera di Pesach. I Maestri, quindi, hanno attribuito grande importanza a questo rituale, istruendoci a seguire con ordine (Sèder, appunto) preciso le istruzioni contenute nella Haggadà stessa; in questo modo si è creato un processo largamente diffuso ma soprattutto uniforme di applicare i precetti della sera di Pesach.
Riassumendo – dunque – possiamo evincere che la Haggadà è lo strumento attraverso il quale i Maestri ci hanno insegnato a condurre il rituale della sera di Pesach che a sua volta è stato chiamato Sèder (Ordine) di Pesach.
C’è tuttavia un altro elemento che da sempre caratterizza il Sèder di Pesach e che sicuramente ha contribuito a renderlo una cerimonia così largamente diffusa; parliamo del “minhag”, delle usanze.
Possiamo affermare che quasi ogni singola famiglia porta con sé delle Tradizioni particolari legate a questa sera così sentita da tutti. In alcuni casi si tratta di modalità attraverso le quali vengono stimolati i più piccoli, per renderli partecipi a questa lunga serata; in altri, si tratta di vero e proprio folklore voluto per movimentare la cerimonia; in altri ancora assistiamo a modalità diverse di conduzione del rito, fino a giungere ad usanze di cui si è addirittura perso il significato ma che vengono pedissequamente osservate di anno in anno. Sono state compilate poesie, canti, filastrocche e ritornelli; ci sono cibi particolari che devono assolutamente essere presenti alla tavola del Sèder (oltre a quelli prescritti), e ce ne sono altri che non possono essere serviti (pure se permessi dalla Halakhà).
Dopo due anni difficili, possiamo davvero augurarci di poterci sedere assieme ai nostri cari e celebrare questa straordinaria serata (come detto, due, fuori da Israele) seguendo l’ordine (il Sèder), lo strumento (la Haggadà) e le Tradizioni (il Minhàg).
Pesach kasher e Sameach.