di Daniele Cohenca
Nella Mishnà all’inizio del trattato di Rosh Hashanà, si parla della procedura da seguire per stabilire l’inizio del mese lunare e, di conseguenza, le eventuali festività che ricorrevano nel mese entrante. Nonostante già all’epoca avessero importanti conoscenze astronomiche e fossero dunque in grado di fissare un calendario, erano ancora i tempi in cui era valida la procedura stabilita dalla Torà (il Capo Mese andava stabilito dal Bet Din, dopo aver ascoltato i testimoni che dichiaravano di aver visto la luna nuova).
Al capitolo 1, Mishnà 3, viene spiegato che in occasione dei mesi che comportavano delle feste solenni, il Bet Din inviava dei messaggeri nei paesi lontani per avvertire la popolazione di quando sarebbe cominciata la festa. In questo elenco non viene menzionata la festa di Shavuot. Per sapere quando sarebbe arrivata la festa, infatti, era sufficiente contare 49 giorni dalla festa di Pesah. Ma questa non è una risposta soddisfacente; sarebbe stato comunque meglio avvisare la gente lontana il Capo Mese di Sivan, affinché sapessero che da lì a sei giorni sarebbe stato Shavuòt! Come facevano poi ad essere così certi che tutti avrebbero contato correttamente per quasi due mesi?
Il dono della Torà, l’evento relativo alla festa di Shavuòt, secondo la Torà non capita il 6 di Sivan (giorno del calendario) ma capita sette settimane dopo Pesach. Shavuòt è solo la continuazione di ciò che era cominciato a Pesah. Il processo per la nascita del Popolo d’Israele deve passare anche per una presa di coscienza e consapevolezza della propria identità, nonché per l’accettazione della Legge Divina che venne promulgata su Sinai; il Popolo Ebraico aveva bisogno di tempo per somatizzare il tutto, per far nascere e far proprio il senso di appartenenza che ancora mancava ed accettare la Torà. Il Signore diede sette settimane di tempo dopo la liberazione dalla schiavitù per avviare questo processo. Per questo motivo, Shavuòt non ha una data, ma viene legata da un conteggio che parte “dall’inizio del cammino”.
Possiamo dire che il percorso si è concluso? Possiamo dire che dopo “quelle” sette settimane, gli Ebrei hanno tutti preso coscienza del loro essere, hanno formato una solida identità di Popolo? Probabilmente no, ed infatti dopo oltre duemila anni siamo ancora qui a contare i giorni che da Pesach ci portano a Shavuot; Shavuot, la festa del futuro.