di Roberto Zadik
La millenaria storia dell’ebraismo yemenita è una delle meno raccontate e, nella scena musicale israeliana, varie popstar di questa origine, dalle cantanti Noa e Ofra Haza al carismatico Zohar Argov, hanno dato un sostanziale contributo.
Ora lo scomparso mondo ebraico dello Yemen “rivive” nella nuova collezione acquisita dalla Libreria Nazionale di Israele, per mezzo di una imponente donazione privata. I principali donatori dell’ingente quantitativo di materiali sono stati i discendenti di Yehuda Levi Nahum, scomparso nel 1998. È stato un personaggio incredibile che ha passato gran parte della sua vita non solo ad acquistare tutti quei testi ma a studiarli, analizzandoli meticolosamente.
Si tratta di circa sessantamila tra documenti, frammenti, volumi, alcuni dei quali sono traduzioni nel dialetto ebraico yemenita delle opere del Maimonide, redatte dal grande rabbino seicentesco yemenita Yihya Saleh mentre altri sono preziosi documenti matrimoniali.
Come ha evidenziato Chaim Neria, curatore della collezione di Judaica della libreria “È una collezione fondamentale che arricchirà molto la ricerca culturale nei prossimi anni”. D’accordo con lui David Selis ricercatore della Yeshiva university specializzato in storia ebraica culturale moderna che, interpellato dal JTA, ha definito questo nuovo archivio come “la più vasta collezione di manoscritti ebraici dagli inizi del Ventesimo secolo”.
La notizia è ancora più rilevante a causa della perdita in passato di molti materiali, migliaia di testi e oggetti, che sono stati confiscati alla comunità yemenita durante e dopo la loro fuga dal Paese e l’inizio della nuova vita in Israele. Un articolo del Jewish Telegraphic agency, firmato dal giornalista Asaf Elia Shalev, mette in luce la strana coincidenza che questi manoscritti sono stati donati alla Libreria proprio nell’anniversario della morte, secondo il calendario ebraico, del grande poeta yemenita Shalom Shabazi autore di “Im Nin Alu” diventata uno dei successi della cantante Ofra Haza.
La raccolta del materiale si contraddistingue per la sua importanza storica. Essa è cominciata a Sana’a, capitale yemenita, in cui quando era adolescente e proveniente da una famiglia molto povera, Nahum iniziò la sua audace ricerca. Mantenendosi come venditore di vestiti e dolciumi, il giovane decise di intraprendere un viaggio fino alla Terra Promessa per acquistare i testi sacri e portarli a casa.
Un’avventura degna dei migliori film epici iniziata nel 1929 molto prima dell’immigrazione di massa degli ebrei yemeniti. Con coraggiosa determinazione egli attraversò su un asino il tratto di strada dalla sua città natale a Aden dove vendette il suo animale per pagarsi un viaggio in nave fino a Port Said in Egitto per poi prendere un treno diretto a Gerusalemme e stabilirsi a Tel Aviv.
Il suo intento era conservare l’eredità ebraica yemenita ad ogni costo, portando alla luce il patrimonio culturale delle sue radici a dispetto dei pregiudizi e degli stereotipi. Nel frattempo aveva trovato lavoro come macellaio e passava il suo tempo libero collezionando quei manoscritti. Sopportò molte prove e grande solitudine visto che i suoi genitori arrivarono solo nel 1949 con l’operazione Tappeto Magico che portò in Israele la maggioranza degli ebrei yemeniti. Recandosi nei centri per immigrati riuscì a raccogliere quindicimila documenti e iniziando ad ammassare i volumi a casa sua a Holon, ospitando studiosi e autorità politiche. Fra i suoi visitatori il presidente Zalman Shazar e lo storico Yitzhak Ben Zvi. Fu una impresa incredibile e molti importanti articoli della collezione sono poi stati catalogati e digitalizzati durante gli anni.
Attualmente la biblioteca sta aspettando che molti altri testi vengano analizzati dai ricercatori per completare la collezione che diventerà sempre più imponente e prestigiosa per futuri lavori di studio e approfondimento.