Lezioni di Torà e Rashì con Rav Della Rocca. Lezione 2 (3 novembre 2016)
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- “È una rappresentazione della legittimità del popolo ebraico”: arriva a New York la serie di dipinti di Salvador Dalì dedicata alla fondazione di Israele Giovedì 12 dicembre l’Holocaust Memorial & Tolerance Center di Long Island, New York, ha tenuto una presentazione privata della sua nuova esposizione: “Aliyah, la rinascita di Israele”, la dimenticata serie di dipinti di Salvador Dalì volta a mostrare il legame storico del popolo ebraico con la terra di Israele. La serie, il cui titolo “Aliyah” significa “Migrazione verso la terra d’Israele”, è costituita da 25 litografie che evidenziano importanti momenti religiosi, storici e politici della storia ebraica. “Queste opere contengono tutti i sogni che gli ebrei hanno avuto per oltre 2000 anni e sono una rappresentazione della legittimità del popolo ebraico e del suo diritto a Israele” ha affermato il mercante d’arte ebreo Hillel Philip, proprietario della serie esposta. Philip ha dichiarato al sito Algemeiner che molte delle 300 persone che sono venute ad ammirare l’esposizione in questi giorni, tra cui collezionisti d’arte, leader ebraici e funzionali politici, sono rimasti meravigliati e sorpresi dal legame profondo di Dalì con l’ebraismo. “In molti mi hanno detto ‘non sapevo che Dalì fosse ebreo’. Al che io rispondevo loro che non lo era e tutti rimanevano ancora di più colpiti dalla rilevanza e dalla storia di questi dipinti” ha spiegato Philip. La creazione della serie Nel 1966 Samuel Shore, direttore della casa editrice Shorewood di New York, ha commissionato a Dalì un progetto per commemorare l’imminente 20° anniversario della fondazione dello Stato d’Israele. In quegli anni la produzione del pittore spagnolo era costituita da opere dipinte su carta principalmente su commissione come per la Divina Commedia di Dante (1963) e la Sacra Bibbia (1969). Shore ha chiesto a Dalì una serie di 25 dipinti raffiguranti il rinnovamento del popolo ebraico. Per completare questo progetto importante, il celebre pittore si è ispirato sia all’Antico Testamento che alla storia contemporanea, raccontando le vicende dei protagonisti della diaspora ebraica e coprendo un arco di tempo di oltre 2000 anni. Ogni dipinto è stato creato a tecnica mista con guazzo, acquerello e inchiostro di china su carta. Le opere sono state poi pubblicate in un’edizione limitata di 250 stampe composte da 25 litografie ciascuna. Ogni serie è stata accompagnata da una lettera di presentazione di David Ben-Gurion, il primo Primo Ministro nella storia d’Israele. Di seguito riportiamo il contenuto della lettera di Ben-Gurion: L’illustre artista Salvador Dalì è riuscito, con la forza della sua grande arte, a incarnare in alcune stampe la meraviglia dell’Aliyah, che in breve tempo ha dato vita ad un popolo rinnovato, ad un Paese rinnovato e ad uno Stato rinnovato, oltre che rinnovante. Il lavoro di Dalì è stato completato ed esposto il 3 aprile 1968, in tempo per la celebrazione del Giorno dell’Indipendenza di Israele. Dopo l’esposizione, ogni pezzo è stato venduto a collezionisti privati e la loro ubicazione rimane tutt’ora sconosciuta ma Hillel Philip è riuscito ad acquistare una delle serie in circolazione e a riportarla in America. L’esposizione all’Holocaust Memorial & Tolerance Center La serie di Philip è stata presentata e divisa nelle sale dell’Holocaust Memorial & Tolerance Center seguendo cinque temi: l’alleanza tra Dio e il popolo ebraico, la resilienza, la guerra, l’Aliyah e la fondazione del moderno Israele. Ogni opera è accompagnata da un versetto biblico scritto da Dalì. Il dipinto intitolato “Alleanza eterna: La circoncisione”, ad esempio, riporta un versetto tratto da Deuteronomio 30,9: “oggi chiamo a testimoni contro di voi i cieli e la terra, che ho posto davanti a voi la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Ora scegliete la vita, perché possiate vivere voi e i vostri figli”. In una delle opere che raffigurano la Shoah, invece, Dalì cita il Salmo 88:7: “mi hai deposto nella fossa più remota, nel luogo oscuro, negli abissi”. “Ecco un artista di fama mondiale che non è ebreo e, comunque, è stato in grado di comprendere così bene il legame con l’ebraismo” ha spiegato Philip. “Sebbene fosse un uomo brillante, l’educazione di Dalì su questi temi è probabilmente pari a quella della maggior parte degli ebrei americani di oggi, o anche meno, e trovo incredibile che lui sia stato in grado di rappresentare una comprensione così sorprendente e profonda della storia ebraica. È qualcosa da cui tutti possiamo imparare.” Come ha concluso nella sua intervista con Algemeiner, Philip è orgoglioso di essere riuscito a ricomporre e presentare questa serie ‘per ricordare al mondo, specialmente agli ebrei, che noi apparteniamo a Israele e, cosa più importante, che la terra ci appartiene’, un concetto che intende difendere più che mai dalla sempre crescente ondata di antisemitismo. “Aliyah, la rinascita di Israele” resterà esposta all’Holocaust Memorial & Tolerance Center fino al 23 marzo 2025. • Leggi anche: Dalì in Israele: parla Beniamino Levi, il più grande collezionista 23 Dicembre 2024
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